venerdì 4 settembre 2009


IL RUOLO DELL'INSEGNANTE NELLE COMUNICAZIONI SCUOLA FAMIGLIAdi Rick Lavoie (2008)
Richard Lavoie, M.A., M.Ed. ha conseguito tre lauree in Educazione Speciale ed è stato Professore aggiunto o incaricato in numerose Università tra cui Syracuse, Harvard, Gallaudet, Manhattanville College, l'Università dell' Alabama e Georgetown. Rick è probabilmente meglio conosciuto per i suoi video "How Difficult Can This Be?: The F.A.T. City Workshop" e "Last One Picked, First One Picked On: The Social Implications of Learning Disabilities". Il suo ultimo video su come affrontare i comportamenti "When the Chips are Down ..." può essere acquistato su LD OnLine."Improvvisamente, si ritrova in qualcosa che non è in grado di fare e deve farlo comunque; gli adulti presenti nella sua vita gli dicono che deve farlo. Inizia a vedersi come un perdente. Gli altri bambini cominciano a vederlo come un perdente. L'insegnante e i genitori iniziano a preoccuparsi se sbaglia. E questo ha un effetto generalizzato sul concetto di autostima" - Rick LavoieTraduzione italiana a cura di
http://www.emergenzautismo.org/
Negli ultimi 50 anni, media, enti e fondazioni private hanno studiato ed esaminato le scuole americane per analizzare e possibilmente migliorare l’educazione pubblica negli Stati Uniti.Generalmente queste ricerche si sono concentrate sugli errori e sui problemi della scuola, nel tentativo di scoprire cosa ci fosse di sbagliato nei suoi programmi. La ricerca invece ha avuto, in questi ultimi anni, un approccio differente: piuttosto che studiare cosa fanno di sbagliato le scuole, si cerca di osservare cosa stiano facendo di buono. Implicito a questo approccio è, naturalmente, l’opportunità per la scuola inferiore di replicare la “miglior prassi” dei programmi che si rivelano efficaci. Questo ha senso. Studio dopo studio, si è trovato che le scuole che hanno ottenuto maggiore successo hanno un tratto comune:sollecitano, incoraggiano, facilitano e promuovono la comunicazione con i genitori!In queste scuole…I genitori non sono ignorati… sono invitati. I genitori non sono evitati… sono consultati. I genitori non sono scoraggiati a lamentarsi… sono incoraggiati a comunicare. Una comunicazione efficace, costante e attiva tra insegnanti e genitori è un fenomeno relativamente nuovo nelle nostre scuole: nelle generazioni precedenti la parola d’ordine era “nessuna nuova, buona nuova” e i genitori avevano notizie dagli insegnanti solo quando c’era un problema o il bambino si trovava in forte difficoltà. I contatti casa/scuola erano ampollosi e consistevano di rituali artificiosi e dei dieci minuti di colloquio annuale. Una volta che il bambino arrivava alla scuola superiore, le comunicazioni praticamente terminavano del tutto. Tutte le parti (il genitore, l’ insegnante e lo studente) ritenevano che il programma ed i progressi dello studente non erano affare dei genitori. I tempi sono cambiati! Nella maggior parte delle comunità oggi, un aumento delle comunicazioni tra scuola e famiglia è richiesto (e preteso!) proprio dai genitori, che si vedono come “consumatori di servizi educativi” e anticipano che si terranno informati sui progressi del bambino e sui suoi risultati. Inoltre si aspettano che la loro partecipazione e le loro opinioni siano ascoltate e ottengano risposta dagli educatori. Questo fenomeno è nuovo nella Regular Education, ma le comunicazioni scuola/famiglia sono state un punto focale nella Special Education per decenni. Coloro che hanno a che fare con bambini disabili sanno che i successi e progressi del bambino dipendono dalla qualità e dalla frequenza di questa comunicazione. I nostri colleghi e amici nelle classi regolari hanno molto da imparare da noi. Come insegnante, si può vedere questo incremento nelle comunicazioni come una minaccia o come una opportunità. Sfortunatamente, molti insegnanti sono “scocciati” dalle comunicazioni con i genitori: un insegnante di sostegno mi ha detto recentemente di considerarle “…la parte peggiore del mio lavoro”. L’anno scorso un importante giornale pubblicò un articolo dal titolo “Perché gli insegnanti americani odiano i genitori”.Sono in comunicazione e corrispondo con genitori da oltre 35 anni come insegnante e direttore scolastico e, devo ammetterlo, può essere impegnativo, per tempo impiegato e delusioni…ma ne vale la pena.Ricerche condotte dall’Associazione Nazionale degli Psicologi scolastici indicano che una comunicazione scuola/famiglia efficace e ben programmata ha i seguenti risultati nelle scuole:Voti migliori Atteggiamento più positive degli studenti Minor ricorso al sostegno Minori ritiri Minori comportamenti ad alto rischio Più alto morale dello staff Migliori relazioni tra scuola e comunità sociale Maggiore partecipazione dei genitori nelle iniziative della scuola e nei programmi Maggiori donazioni di beni, materiali e servizi alla scuola Migliore opinione dei genitori sulla scuola Tutti vincono! Ma ci sono insidie per l’insegnante che sta tentando di aumentare l’intensità e la frequenza dei sui contatti con i genitori. Quella che segue è una lista di cose da fare e da non fare che spero ogni insegnante possa trovare utile:
LEGGETE QUI L'INTERO DOCUMENTO

3 commenti:

  1. Sfortunatamente, molti insegnanti sono “scocciati” dalle comunicazioni con i genitori: un insegnante di sostegno mi ha detto recentemente di considerarle “…la parte peggiore del mio lavoro”.

    Cara Ivana, sono un'insegnante di matematica e scienze nella scuola media, un'insegnante che viene vista a volte come quella che "pensa di salvare il mondo" perché credo che alla base dell'attività educativa ci debbano essere l'ascolto attivo dei bisogni degli allievi e la comunicazione efficace con le famiglie, oltre che con i ragazzi.

    Ho sottolineato la frase, perché penso che rappresenti un punto focale. La comunicazione serena e finalizzata al vantaggio degli alunni è fondamentale. Puntare sulle buone prassi e su ciò che a scuola funziona mi sembra un approccio concretamente positivo.

    Insegno delle materie, ritenute ostiche, e il mio obiettivo è quello di favorire la motivazione degli alunni in tutti i modi, prestando attenzione a quelli che sono i loro reali bisogni.

    Di recente sono riuscita a convincere una famiglia che loro figlio ha dei problemi, a mio avviso, dovuti a una forma di dislessia. Sono riuscita a convincerli a farlo vedere da un'equipe di bravi e sensibili specialisti, che in effetti mi hanno dato ragione. Oggi, la madre del mio alunno è venuta a ringraziarmi per averle aperto gli occhi. Finalmente, possiamo iniziare a lavorare, avendo chiare le problematiche del ragazzo.

    Il tuo blog rende un utile servizio alla comunità, perciò, da docente e da persona, ti faccio i miei più sinceri complimenti e ti invito a perseverare in questo cammino.

    Se vuoi, puoi venire a trovarmi sui miei blog didattici:

    http://scientificando.splinder.com

    http://lanostramatematica.splinder.com

    Gestisco anche un terzo blog, che non è didattico ma fornisce servizi che reputo utili.

    A presto.
    annarita

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  2. grazie lo farò al più presto ivana

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  3. scusa potrei avere i contatti non riesco a vederli

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