martedì 21 luglio 2009





Film sulla dislessia


conoscete questo film sulla dislessia? Lo trovo interessante l'unico problema è che non c' è una versione nella nostra lingua sarebbe interessante avere una visione di questo film anche in Italia nella nostra lingua che ne pensate? riporto qui sotto dei commenti:



http://www.kalpana.it/ita/cinema/bollywood/taare_zameen_par.htm

Taare Zameen Par (TRZ) è la storia di un bambino dislessico. Il bambino si chiama Ishaan Awasthi (Darsheel Safary), il quale non riesce a studiare, riceve brutti voti a scuola e non è molto coordinato. E’ un bravo pittore pieno di gioia di vivere ma viene continuamente preso in giro dai maestri e da altri ragazzi. A casa il suo padre (Vipin Sharma) ossessionato dalla carriera e dal successo, è orgoglioso del primogenito Yohan (Sachet Engineer), il quale prende buoni voti ed è un bravo atleta. La madre di Ishaan (Tisca Chopra) lo vuole bene ma non sa cosa fare con il bambino.
Esasperato da continue lamentele dei vicini e degli insegnanti, il padre decide di mandare Ishaan al collegio, con l’idea che Ishaan ha bisogno di un po’ di disciplina. Ishaan non vuole andare via da casa ma non può fare niente. In collegio, la disciplina non manca e gli insegnanti pensano che Ishaan sia un bambino con scarsa intelligenza e ancora meno voglia di studiare. Ishaan si isola da altri bambini e si chiude in se stesso.
L’insegnante di arte del collegio è ammalato e arriva un nuovo insegnante, Ram Shanker Nikumbh (Aamir Khan) in sostituzione. Ram Shanker insegna anche in una scuola per i bambini disabili. Lui si accorge della profonda infelicità di Ishaan e che il bambino rischia di cadere in un baratro dalla quale farà fatica a uscire vivo.
Ram Shanker capisce che Ishaan è dislessico. Lui visita la famiglia di Ishaan per parlare con loro e parla di dislessia nella classe. Parla di tante persone famose, ma dislessiche, le quali sono riuscite nella vita. Confessa che anche lui da bambino era dislessico. Poco alla volta la vita di Ishaan cambia e lui riscopre i colori e la gioia di vivere.
Il film è molto semplice e lineare. La mia scena preferita è quella dove il padre che si sente un po’ il senso di colpa e vuole giustificarsi all’insegnante, arriva alla scuola e racconta che ha letto sulla dislessia, che ha fatto ricerche sul Google per capire che cosa è e come influisce sui bambini. L’insegnante, Ram Shanker, gli risponde che bambini non hanno bisogno di genitori che diventano esperti, hanno bisogno di genitori che li vogliono bene, li abbracciano, li incoraggiano, li sostengono, e chiede, “hai mai detto a Ishaan che gli vuoi bene?”
Mi è piaciuto il film anche perché mi ha fatto pensare ad alcune persone, i miei insegnanti, che sono stati così importanti per me in certi momenti della vita.















Pubblico la lettera di una mamma che ha visto cambiare la situazione del figlio grazie alla collaborazione insegnanti genitori dopo varie vicissitudini. Ciò non accade però da noi:


LETTERA APERTA AI MEDIA
LA DISLESSIA, LIBERA DA PREGIUDIZI

Da quando in Italia finalmente anche i media hanno iniziato a parlare di dislessia e DSA (disturbi specifici di apprendimento) e soprattutto da quando è partito l’iter legislativo di una legge nazionale a tutela dei bambini e ragazzi dislessici, ci si imbatte nella pubblicazione di lettere firmate da persone, spesso insegnanti, che intervengono sul delicato tema della dislessia con estrema approssimazione e superficialità, dimostrando non solo di non conoscere il problema ma soprattutto di non volerlo capire.
Come mamma di un bambino dislessico, potrei consigliare a questi signori, soprattutto se insegnanti, di avere un atteggiamento un po’ più umile e rispettoso nei confronti di bambini che soffrono e che conducono ogni giorno una battaglia per portare avanti il loro difficile percorso di apprendimento. Magari, se questi signori si avvicinassero al problema dopo essersi adeguatamente documentati (e la bibliografia scientifica è molto ampia in Italia per non parlare dell’estero) potrebbero sviluppare un’opinione che, per quanto personale, possa almeno essere al riparo da banalissimi luoghi comuni. Ma nutro ben poche speranze.
Come mamma di un bambino dislessico, vorrei infatti soprattutto lasciare alla mia personale e diretta esperienza il compito di spiegare perché è così importante per il futuro di molti giovani riconoscere quanto prima e saper affrontare senza pregiudizi il problema della dislessia.
Mio figlio, che ora ha 10 anni e ha concluso la quarta elementare, è sempre stato fin da piccolo un bambino intelligente, attento, interessato e spigliato. Sempre pronto ad imparare, a capire, a conoscere, tanto che fino ai 6 anni i suoi giochi preferiti erano i libri, divorati con gli occhi, letti con la mente o con l’aiuto di un adulto.
Eppure, nonostante le grandi aspettative, la sua prima esperienza scolastica è stata un disastro: non riusciva a scrivere correttamente, a fare le cornicette, a tenere la riga, la lettura era lentissima e stentata, invertiva le lettere e i numeri, colorava male e via dicendo.
Per molte delle attività scolastiche non dimostrava alcun interesse e si era fatto via via sempre più scontroso, irritabile e cupo. Soprattutto aveva perso il sorriso. Ed aveva invece acquisito tutta una serie di malesseri ricorrenti tra cui mal di pancia, intolleranze alimentari, pianti depressivi. Un vero disastro, tanto da renderlo ai nostri occhi di genitori addirittura un bambino irriconoscibile. A rincarare la dose le note sui quaderni e i continui richiami delle insegnanti per la pigrizia, il disinteresse, la deconcentrazione, la superficialità, la svogliatezza. Cosa era successo? Cosa aveva trasformato nostro figlio allegro, positivo e attento in un bambino triste e scolasticamente “asino”?
Solo ed unicamente grazie alla nostra caparbietà di genitori spinti dalla volontà di capire e comprendere, dopo un percorso certo non facile e senza la minima collaborazione da parte della scuola, abbiamo finalmente scoperto che nostro figlio poteva essere dislessico. Dico “poteva” perché prima dell’inizio della terza elementare i neuropsichiatri formulano semplicemente un sospetto di dislessia, riservandosi di confermarne la diagnosi più avanti. Questa prudenza è motivata dal fatto che in alcuni bambini possono verificarsi dei ritardi e delle lentezze di apprendimento che poi si risolvono gradatamente nel corso della seconda elementare.
Mio figlio, invece, dopo approfonditi test che si sono sviluppati in numerosi incontri, è stato poi, in terza elementare, definitivamente diagnosticato con disturbi specifici di apprendimento, in particolare dislessia e disgrafia di grave entità abbinate a disortografia e discalculia più lievi. Da precisare che, invece, il quoziente intellettivo è superiore alla media. E’ quindi un bambino molto intelligente ma che non riesce a leggere, se non lentamente e con uno sforzo enorme, che non riesce a produrre un segno grafico soddisfacente, che non riesce a scrivere correttamente. Non riesce quindi a fare quello che per tutti gli altri bambini è facile, naturale e soprattutto automatico. Eppure può imparare, comprendere e capire, anche meglio di altri bambini, sempre che l’apprendimento non passi attraverso le attività del leggere e scrivere. E’ un bambino dalle enormi potenzialità che però, all’interno di una scuola fondata sulla letto-scrittura se gestita da insegnanti con metodologie didattiche rigide e poco inclini ad un approccio individualizzato, sarebbe destinato all’insuccesso scolastico.
Conoscere il problema reale di nostro figlio ha consentito a lui di liberarsi da un peso e da un senso di colpa ed inadeguatezza che lo stavano paralizzando e a noi genitori, invece, di intervenire precocemente con appropriati interventi di riabilitazione logopedica e con esercitazioni specifiche a casa nonchè di fare tutte le scelte necessarie per poterlo supportare adeguatamente, anche sotto il profilo dell’autostima, messa pericolosamente in crisi. E così, gradatamente, con tanto impegno, con l’aiuto di nuove insegnanti sensibili e preparate abbiamo recuperato il bambino felice di un tempo, nonostante debba comunque fare tutti i giorni i conti con la sua disabilità.
Ma ha imparato ad accettare e conoscere i suoi limiti ed anche ad utilizzare strumenti che lo facilitano nelle attività per lui problematiche. Come gli occhiali per un miope o la carrozzina per un disabile motorio, ha imparato ad usare bene, quando necessario, il computer per leggere più velocemente e scrivere più correttamente, riducendo così il suo gap nei confronti dei compagni. Riacquistando fiducia in se stesso ha anche iniziato a superare la paura della parola scritta tanto che adesso, nonostante la sua lettura sia molto stentata, ha riscoperto il piacere di leggere qualche pagina del suo libro preferito prima di addormentarsi. Vederlo a 10 anni, dopo tanta fatica e sofferenza, con in mano un libro, il suo caro amico d’infanzia, è stata per noi un’emozione indescrivibile e per lui un grande traguardo.
Ha anche imparato ad accettare la sua diversità e a combattere, se necessario, per essere rispettato nell’ambiente scolastico. Legge faticosamente, scrive male, fa errori. Ma ha una buona pagella ed è uno dei più bravi della classe in geografia, storia e scienze.
E c’è qualcuno che ha il coraggio di sostenere che sarebbe invece meglio fare finta di niente, non “etichettare”, ignorare il problema e magari incolpare la scuola di non saper insegnare o la famiglia di non saper educare?
Auguro a mio figlio e a tutti i bambini e ragazzi dislessici del mondo di non trovare mai lungo la propria strada, già tanto faticosa, persone così incapaci di comprendere. Per loro non c’è una diagnosi. Si chiama forse, semplicemente, ignoranza. Ed è ben peggio della dislessia.

Vicenza, 15 luglio 2009

Autorizzo alla libera diffusione e pubblicazione
Laura - mamma di un bambino dislessico



da poco sullo stesso quotidiano è arrivata una risposta che mi sembra interessante:

Dislessia, mio figlio tradito dalla superficialità degli insegnanti

Commenti alla lettera:

Ho letto con interesse la lettera di Laura, madre di un bambino dislessico, soprattutto quando parla con cognizione di causa dell'atteggiamento di certi insegnanti di fronte ad una reale o presunta difficoltà di apprendimento chiamata dislessia. Mio figlio ha terminato la quarta elementare. Negli anni scolastici precedenti ha avuto diversi richiami per pigrizia e disinteresse nei confronti della scuola. Durante il quarto anno scolastico sono stata convocata più volte dalle insegnanti per ricevere elogi sulla maturazione del bambino, era finalmente cresciuto, si impegnava e si relazionava bene sia con insegnanti che con i compagni. Tutto ciò ribadito per l'intero anno scolastico a tal punto da rendermi scevra da ogni altro sospetto. Il giorno della consegna del documento di valutazione, 18 giugno 2009, con mio figlio ormai decenne, dopo aver elogiato per l'ennesima volta l'impegno, le insegnanti, fulmine a ciel sereno, mi dicono che, poverino!, lo faccia vedere dalla logopedista perché ha delle gravi carenze che se non vengono recuperate adesso, poi sarà troppo tardi; il bambino è dislessico, non legge bene, non è mai riuscito a risolvere un problema di matematica, a riordinare una frase dando un senso compiuto, non capisce quello che legge, confonde la C con la G e la B con la D e soffre perché nonostante l'impegno non riesce, ed una mamma deve sapere quello che deve fare in certe situazioni!Quello che non si capisce, viste le asserzioni, è dove fossero loro durante l'anno scolastico! Tutta questa prosopopea, anche con un senso di compatimento (dell'una) e fastidio (dell'altra) nei confronti della sottoscritta che allibita da ciò che udiva, stentava a recepire tale inappellabile sentenza, di cui mai aveva avuto il benché minimo sentore, né segnalazione negli anni precedenti, men che meno nel quarto anno dove anzi pareva avesse raggiunto "l'optimum". La direttrice didattica con la quale ho avuto un colloquio, ribadiva che sì, è la scuola che deve dare queste diagnosi (??!!) e il silenzio degli anni precedenti è stato dato dal fatto che mio figlio non è un dislessico grave, ma lieve; quindi ben venga una diagnosi a 10 anni d'età!Seguo personalmente mio figlio nei compiti per casa assegnatigli, ed è sveglio, acuto, intelligente, anche sagace, legge benino, con un po' di concentrazione risolve i problemi di matematica, è un po' fantasioso ma sa riordinare una frase di senso compiuto e riassume alla perfezione ciò che ha letto. Solo una volta ha confuso la D con la B. Certo, forse la frenesia di un programma scolastico non corre a pari passo con i suoi tempi di esecuzione, ma non è possibile che io, che mi ritengo una madre accorta, abbia potuto non aver sentore se ci fosse stato il sintomo di qualcosa di diverso. Adesso mi chiedo chi siano queste "persone" che con la massima superficialità, senza un minimo di tatto e delicatezza per quello che stanno per propinare, prendano in giro la gente per anni: questi non sono insegnanti, educatrici, socio-psico-pedagoghe, come vengono attualmente qualificate, perché hanno loro molto da imparare. Con le loro diagnosi, sono in grado di rovinare un bambino nella fase più delicata dell'apprendimento come la scuola elementare. Non ho certo più nessuna stima e fiducia di quelle persone, porterò mio figlio "a far vedere", come hanno sentenziato loro, poi invierò tramite raccomandata la diagnosi del neuropsichiatra infantile di modo che possano incorniciarselo sopra la cattedra. Nel frattempo, ho cambiato scuola.Susanna R.Mira (Venezia)(25 luglio 2009)




Scrivi anche tu

E' ora che la scuola cambi gli insegnanti hanno la responsabiltà e la vita nelle mani di tanti piccoli e grandi innocenti.Penso che gli insegnanti prima di affacciarsi al mondo dell'educazione debbano aver sviluppato attraverso un percorso accurato la capacità di relazionanrsi ed ascoltare sul serio i loro studenti ed alunni.
commento inviato il 26-07-2009 alle 12:20 da anna

Sono la mamma di un bambino presunto dislessico di 7 anni, per me è stato l'esatto contrario, fin dall'asilo aveva della difficoltà di comportamento,soprattutto era troppo vivace e poco collaborativo, con la scuola è stato un vero disastro, a dicembre ci hanno consigliato di portarlo in neuropsichiatria dove abbiamo trovato uno psicologo bravissimo, che ha fatto una diagnosi di presunta dislessia. Risultato:gli insegnanti hanno rifiutato la diagnosi dicendo che avendolo da un pò di mesi a scuola avrebbero sicuramente capito se si fosse trattato di dislessia e che mio figlio era solo un bambino senza regole e con dei problemi suoi personali dovuti a chissà quale situazione familiare( siamo una famiglia normalissima!!!) Mio figlio bambino con un intelligenza sopra la norma e con una sensibilità incredibile è stato bocciato in prima elementare senza che neanche venissimo avvertiti, lo abbiamo trovato scritto sul quadro fuori dalla scuola.Risultato? mio figlio secondo lo psicologo è depresso, è preso da mille fobie e la notte non dorme. Ma il suo maestro con 38 anni di esperienza alle spalle e tanta presunzione nella valigetta non si è neanche degnato di chiederci come l'ha presa il bimbo. La mia convinzione è che nessuno si volesse prendere la responsabilità di un bambino con delle difficoltà e che abbiano ben pensato di togliersi la "rogna"! Insegnanti? No gente indecorosa senza professionalità e coscienza, mio figlio da settembre cambierà scuola nonchè circolo! micaela
commento inviato il 26-07-2009 alle 09:52 da micaela

dislessia sconfitta grazie alle note, anche di Beethoven
Non tutti gli insegnanti sono in grado di riconoscere la dislessia.Ai miei tempi (ho 36 anni) della dislessia certo non se ne sapeva nulla.Sono una dislessica. Riabilitata. Come? Non so bene, perché il mio percorso scolastico è stato difficoltoso fino alla quarta elementare. Poi, nonostante le difficoltà nella lettura ad alta voce, mi sono incapponita, anche perché dai miei risultati scolastici dipendeva la continuazione del mio studio musicale. Più tardi, un amico psichiatra mi disse che la musica, lo studio specialmente, argina i sintomi e cura la patologia stessa. Una sorta di logopedia, il pensare un suono da produrre, benché non con la voce ma con l'ausilio di uno strumento.Fu la mia fortuna, perché amando la musica sconfissi il disagio, proseguendo con profitto i miei studi, fino alla laurea, e affrontando il tema dislessia solo in età adulta, quando, per lavoro, mi trovai spesso a parlare in pubblico, leggendo delle relazioni.Questa una storia felice, certo, che però non esito a raccontare, dal momento che a me valse la realizzazione, una buona dose di stima, e, non ultimo, la capacità di credere in me.
commento inviato il 25-07-2009 alle 20:47 da elena

La dislessia si può presentare sotto molteplici forme e gravità, e, assieme alla disgrafia e alla discalculia, può essere diagnosticata solo a partire dalla classe terza elementare. Ho appreso questa e molte altre informazioni utili seguendo un corso per insegnanti che ogni anno viene organizzato e al quale hanno preso parte molti insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo grado. Molte altre notizie utili si possono leggere sul sito dedicato, rintracciabile con motore di ricerca. Non da ultima rimane l'esperienza diretta a far riconoscere i tipici errori di un bambino che ha questo disturbo. Credo che l'informazione corretta da parte degli insegnanti e delle famiglie costituisca il primo fondamentale passo per una collaborazione proficua che liberi il campo da pregiudizi e giudizi da una parte e dall'altra.Alla signora Susanna vorrei dire di seguire i consigli che gli specialisti le hanno dato, certa che la dislessia non precluderà alcuna strada a suo figlio.
commento inviato il 25-07-2009 alle 19:04 da insegnante di lingue

E' tipicamente italiano scaricare l'impegno e la responsabilità anzichè risolvere il problema.Fa bene la scrivente perchè sempre più la gente è preparata almeno in termini generali e sa tradurre cose le viene detto.Fino a non molti anni fa i genitori si bevevano tutto quello che dicevano gli insegnanti nei colloqui e il risultato era quello di sgridare i figli, punto e basta.Quindi, io sono sempre favorevole a conferire l'autorevolezza agli insegnanti ma a condizione che questi aumentino e non di poco la loro preparazione e competenza.Se poi i problemi sono i loro bassi stipendi e le mancanze strutturali nela scuola, allora parliamo sempre del solito nulla.
commento inviato il 25-07-2009 alle 18:07 da alex

Consiglio di lettura per l'estate sui D.S.A.
Visto che siamo in estate e siamo tutti in ferie, suggerisco una lettura da fare sotto l'ombrellone, un po' specialistica, che anche un dislessico come me può capire: "Difficoltà e disturbi dell'apprendimento", a cura di Cesare Cornoldi (Il Mulino - 2007).http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&ISBNART=11962Preciso che non voglio fare pubblicità al libro ma solo segnalare un testo molto interessante sul'argomento.
commento inviato il 25-07-2009 alle 16:37 da non sapevo leggere ed ora sono laureato

Un insegnante non è anche neuropsichiatra
Un'insegnante non è anche neuropsichiatra (neanche i dirigenti scolastici). La signora Susanna fa benissimo a ricorrere ad un serio centro di neuropsichiatria infantile, le insegnanti, d'altro canto, non possono che dare tale indicazione ogni qualvolta sospettano qualcosa che non va a livello psico-motorio, dislessico, disgrafico (come forse in questo caso), ecc. Certo, era meglio se lo facevano prima: in questi casi il tempo per un eventuale recupero è molto importante. I miei sinceri auguri alla signora.
commento inviato il 25-07-2009 alle 16:04 da Flavio

e poi ci stupiamo dell'elevato abbandono scolastico
Mia figlia ha appena terminato la prima elementare ed è stato un anno di passione. Quello che mi ha colpito, al di là della competenza specifica di livello probabilmente non adeguato, è stata la scarsa qualità umana e il moralismo di quelli che sarebbero i "professionisti" dell'educazione. Presissimi dai programmi e relative verifiche non "conoscono" i bambini con i quali condividono gran parte del loro tempo né mettono amore in quello che fanno. Rossella
commento inviato il 25-07-2009 alle 15:14 da Rossella

Carissima amica, anche il mio Francesco arrivando alla scuola primaria ha a vuto difficolta' con il processo di letto scrittura. Abbiamo fatto un percordo in un centro internazionale qui a padova e dopo aver cambiato scuola e insegnanti ha recuperato tutto il modo verticale . Tanto amore che i nuovi insegnanti le fanno donato la collaborazione con noi genitori e la logopedista hanno dato risultati ottimi.FRancescae
commento inviato il 25-07-2009 alle 11:12 da francesca


x susanna
beh io ho un figlio... ora è grande e frequenta il liceo... pensa signora che quando frequentava la scuola materna.. si parla del primo anno x cui aveva 3 anni.... fui chiamata urgentemente dalle..( insegnanti...) io corsi... nn capivo cosa fosse successo... arrivai e mi dissero... "le consigliamo di portare suo figlio da uno psicologo" .. sa quel'era il motivo??? e ancor oggi mi vien da ridere... "suo figlio è troppo vivace.... e se nn rimedio ora avrà difficoltà quando andrà alle elementari e nelle scuole future e nella vita stessa" io nn ho dato certo retta a queste 3 signore(nn meritano che le chiami insegnanti) ma dico io.. come si fa a mandare da uno psicologo un bambino di 3 anni xkè è vivace??? nn sapevo che la vivacità fosse una malattia... beh mio figlio è cresciuto è sempre stato fra i primi della classe.. ben voluto da tutti... credo che se avessi dato retta a loro boh.. me lo avrebbero rovinato... so come sono questi psicologi e sò cosa sono capaci d'inventarsi..un abbraccio forte a lei susanna e a suo figlio..buona giornata
commento inviato il 25-07-2009 alle 10:17 da veneta

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